Fitodepurazione per riduzione dei nutrienti
Per la riduzione dei nutrienti e la riduzione del rischio di eutrofizzazione, IRIDRA propone le seguenti soluzioni basate sulla natura (NBS - Nature-based solutions).
Fitodepurazione classica
- Fitodepurazione a flusso libero superficiale (FWS)
Fitodepurazione di nuova generazione (Fitodepurazione 2.0)
- Fitodepurazione aerata (FBA™)
- Integrazione di servizi ecosistemici (Ecosystem services) aggiuntivi
- Integrazione con soluzioni di acque e verde in città
- Integrazione con opere di riqualificazione fluviale
Le zone umide in alveo o fuori alveo per il miglioramento della qualità delle acque, sono un sistema di trattamento usato principalmente per il drenaggio urbano e agricolo. Questa tecnica di trattamento non è ancora molto diffusa in Europa (alcuni interventi esistono in Inghilterra e Svizzera, ma un caso sperimentale è stato realizzato anche nei pressi di Chioggia in Italia) ma è ormai consolidata in America e in Australia (si veda The constructed wetland manual del Department of Land and Water Conservation, New South Wales, Australia). Tali sistemi puntano a trattare i carichi inquinanti (BOD, SS, nutrienti) che hanno già raggiunto il corso d’acqua: per questo si realizzano in genere quando non è possibile, o non è sufficiente, intervenire “a monte”, riducendo i carichi alla fonte.
Le zone umide in alveo si realizzano per consentire il trattamento di tutta la portata di un corso d’acqua, quindi spesso sono usate su corsi d’acqua di piccole dimensioni; di norma la struttura delle zone umide in alveo è costituita da un dissipatore di energia iniziale, seguito da una zona profonda ad acqua libera per favorire la sedimentazione, e da un sistema di fitodepurazione che occupa la maggior parte della superficie disponibile. Il sistema di fitodepurazione è generalmente del tipo “free water” (a superficie libera). Se l’obiettivo principale è, come in tutti i progetti analizzati, di rimuovere l’azoto e il fosforo, possono presentare una struttura molto più semplice e più “naturale”. Le specie vegetali usate saranno principalmente macrofite emergenti (Tipha spp. e Phragmites australis che risultano tra le specie più diffuse e presentano un’ottima capacità di assimilazione dell’azoto) o sommerse.
Le zone umide fuori alveo possono essere realizzate sia per trattare una quota della portata ordinaria (in questo caso sono sempre attive e ricevono una portata costante) sia per trattare le sole portate di piena: in quest’ultimo caso la loro realizzazione è finalizzata, in genere, alla laminazione e solo secondariamente hanno funzione depurativa. La struttura della zona umida è sostanzialmente analoga a quella “in alveo” ma differisce per il sistema di alimentazione, che è realizzato in modo da sottrarre solo una parte della portata al deflusso. Una classificazione di questo tipo di intervento può essere basata sul tipo di alimentazione:
- alimentazione continua: le zone umide vengono alimentate immettendo nel sistema una frazione della portata complessiva del corso d’acqua (in questo caso la zona umida è alimentata costantemente e l’efficienza di rimozione degli inquinanti, dipendente dal tempo di ritenzione, è massima);
- alimentazione discontinua, attraverso un funzionamento “a soglia” (in questo caso invece la zona umida è per gran parte “vuota” e si riempie solo in occasione delle piene, per cui, i volumi annui di acqua “trattata” dalla zona umida sono normalmente molto minori, rispetto al caso in cui la zona umida sia alimentata continuamente e, di conseguenza, minore è l’efficacia di rimozione degli inquinanti).
Schema di zona umida fuori alveo
Esperienza IRIDRA
Con l'ottica di ridurre gli le inondazioni e l'apporto di nutrienti e, quindi, il rischio di eutrofizzazione in nella laguna di Venezia, sono stati progettati una serie di interventi sulla rete del Consorzio di Bonifica Acque Risorgive. Tra gli interventi proposti, IRIDRA ha progettato insieme ad ETATEC due zone umide a flusso libero superficiale da 1,6 e 2,2 ettari fuori alveo ad alimentazione continua, ricavate all'interno di vasche di laminazione ad uso multiplo. Difatti, oltre a proteggere dal rischio di esondazione, tali vasche sono state progettare anche per per rimuovere da 1,1 a 3,9 tonnelate di azoto all'anno, a seconda dei sistemi di gestione adottati (con o senza sfalcio e rimozione della biomassa superficiale).
Impianto di fitodepurazione a flusso libero superficiale per la riduzione dei nutrienti convogliati dalla rete del Consorzio di Bonifica Acque Risorgive, progettato da IRIDRA
Cassa di laminazione di Cento (FE)
Portata trattata in tempo di magra: 50 l/s
Tipologia di impianto: FWS integrato in vasca di laminazione
Peculiarità: Intervento multiobiettivo che integra diversi servizi ecosistemici (ecosystem services) nel vasca di laminazione di Cento: miglioramento della qualità delle acque del corpo idrico ricettore in tempo di magra, area ricreativa e di didattica ambientale, aumento della biodiversità.
Anno di realizzazione: 2011
Consorzio delle Acque Risorgive, scolo Vernise nei comuni di Zero, Branco e Scorzé (VE)
Portata trattata in tempo di magra: 50 l/s
Tipologia di impianto: FWS
Peculiarità: Intervento nell'ambito del "Piano per la prevenzione dell'inquinamento e il risanamento delle acque del bacino idrografico immediatamente sversante nella Laguna di Venezia"
Anno di realizzazione: 2014
Consorzio delle Acque Risorgive, Dese Sile (VE)
Portata trattata in tempo di magra: 50 l/s
Tipologia di impianto: FWS
Peculiarità: Intervento multiobiettivo per la riduzione nutrienti da canali di bonifica in zone sensibili ad eutrofizzazione e la ricreazione di sistemi umidi di pregio naturalistico
Anno di realizzazione: 2015
Consorzio delle Acque Risorgive, Zermason (VE)
Portata trattata in tempo di magra: 50 l/s
Tipologia di impianto: FWS
Peculiarità: Intervento multiobiettivo per la riduzione nutrienti da canali di bonifica in zone sensibili ad eutrofizzazione e la ricreazione di sistemi umidi di pregio naturalistico
Anno di realizzazione: 2015